Presentazione
La storia di "PARTITO e CLASSE rassegna e battaglie del marxismo rivoluzionario"
Nel suo primo numero (maggio 1978) Partito e Classe, rivista del Nucleo Comunista Internazionalista che si era appena costituito staccandosi dal P.C. Internazionale (Programma Comunista), così definiva il tracciato su cui si predisponeva ad organizzare il lavoro politico del ristretto gruppo di compagni raccolti intorno al, appunto, Nucleo: "Non ci riteniamo l’"embrione del futuro partito mondiale", ma una forza che cerca di mantenersi sulla linea storica della Sinistra, sviluppandone gli insegnamenti in cui "si cristallizzano le premesse del partito futuro". Faremo proselitismo per questo progetto di lavoro, per la formazione di adeguati quadri politici attorno alla nostra stampa".
Non, quindi, il Partito (l’ennesimo micro-partito) formale che si costituisce e che deve solo espandersi "a macchia d’olio" come si diceva allora nelle discussioni che portarono alla rottura con Programma. Invece: "il nostro sforzo è di risalire all’essenziale dell’insegnamento della Sinistra, liberato dagli errori e dalle deviazioni operatisi nel contingente dell’organizzazione formale". Scriveva ancora Partito e Classe nel suo primo numero: "Il nostro lavoro si basa sul tentativo di promuovere i massimi coefficienti soggettivi per un ricongiungimento di forze fisiche alla prospettiva storica della Sinistra. A tal fine, la nostra rivista si assume come prioritario il compito di analizzare le spinte che, a scala mondiale, vanno in tal senso, e di intervenire su di esse. Pertanto dedichiamo larghissima parte della rivista alla ricognizione delle posizioni che, in vari gruppi oggi sparsi e confusi, si determinano sulle questioni nodali del marxismo rivoluzionario, intendendo con ciò non fare una rassegna "ideologica", ma rilevare direzione e grado di intensità degli sforzi di ripresa rivoluzionario per poter agire su di essi nel senso che s’è detto".
Infatti i cinque numeri della rivista, fatti in economia e in una veste "grafica" poverissima, furono densissimi e ricchissimi di un confronto politico serrato condotto a scala mondiale (con raggruppamenti di compagni degli Stati Uniti, della Francia, dell’Algeria, dell’Austria, dell’Inghilterra oltreché, ovviamente, italiani) e che, a quella scala, doveva incrociarsi e confrontarsi con due grandi correnti politiche: quella derivante dal pensiero e dall’opera di Trotzky (la cui figura di rivoluzionario il Nucleo e la sua voce Partito e Classe distingueranno sempre dai suoi continuatori trotzkisti) e quella che si rifaceva al comunismo "dei consigli" la cui massima espressione fu l’esperienza del KAPD tedesco.
In questo senso, il tracciato su cui il Nucleo ed il suo Partito e Classe si disponevano era, esplicitamente, l’attualizzazione del senso del lavoro rivoluzionario (per il partito di domani) svolto dalla Frazione (Bilan/Prometeo) negli anni della sconfitta e della catastrofe.
Scrive, ancora nel primo numero, Partito e Classe : "Il Partito di domani, cui tendiamo col nostro lavoro odierno, nascerà dal dialettico incontro tra la "spontaneità" del movimento proletario, rimesso in moto dalle "pedate" del sottosuolo in ebollizione, l’azione organizzata dei rivoluzionari e l’insieme delle posizioni teorico-programmatiche della Sinistra, alle quali noi ci rifacciamo e nelle quali si racchiudono le premesse del Partito stesso nel senso suo proprio di organo di direzione della lotta rivoluzionaria".
I rapporti tra partito e classe sono il nodo centrale affrontato dal Nucleo e dalla sua rivista. Il N° 2, in particolare, presenta un’ampia disamina del problema: "Purtroppo, la rottura di continuità col passato, la mancata assimilazione del patrimonio – in senso lato "bolscevico" – della III Int. di Lenin, la confusione insita nella costruzione del P.C.Internazionalista nel 1943, attraverso una "confluenza" disomogenea più che una "ionizzazione" di forze unitarie, hanno portato a varie deformazioni nell’impostazione del problema-partito: da un lato si è spinto il discorso teorico sino al più assurdo ideologismo, alla ricerca, per distillazione cerebrale, fuori da ogni considerazione di compiti soggettivi di intervento nei processi materiali (ergo anche di coscienza), dei connotati del "vero" partito "puro", il partito-Gemeinwesen, che sorgerà non si sa come, non si sa quando, dal grembo "fatale" della Storia; dall’altro lato, ci si è chiusi nell’autoproclamazione del proprio gruppo – in quanto partito "storico", definito dalle sue tavole teoriche costitutive – come partito formale, già in atto, sia pure con minimi effettivi. In entrambi i casi, una questione storica, quindi aperta, è stata chiusa, liquidandola o "attraverso contemplazioni statiche e lavoro chimico di elaborazione ideologica", o "attraverso una intempestiva proclamazione del Partito ed una rottura completa con le tradizioni, la continuità e le basi programmatiche". E queste citazioni virgolettate sono tratte proprio da documenti relativi alla discussione interna alla Frazione (cfr. Prometeo N°134 del 19/7/1936). Continua Partito e Classe N° 2: "Così, nella migliore delle ipotesi, le prospettiva del Partito è riconosciuta come semplice esigenza di saldatura tra il "piccolo partito" già in atto e "il bisogno istintivo della distruzione del capitalismo" presente nelle masse quale veicolo per l’importazione del programma, ricusando ogni compito verso le forze emergenti nella classe e dalla classe sulla via della riacquisizione del programma e dell’organo-Partito in quanto tenerne conto significherebbe ipotizzare il "partito processo", credere nell’"arena del ‘confronto di idee’" e nei "matrimoni di gruppo nella confusione generale" (concetti sostenuti da Programma contro la prospettiva del Nucleo, ndr). Non si vede, pertanto, come la formazione del partito non si esaurisce nel possesso di giusti postulati teorici da parte di un gruppo o frazione, ma rientra nel processo di ripresa della classe, che spetta di rivoluzionari dirigere secondo un piano commisurato ad esso. Se non si vede questo percorso dialettico, di cui i rivoluzionari sono parte attiva, tutto si riduce all’autoproclamazione in partito ed al rifiuto dei compiti storici di direzione effettiva sotto il pretesto della ripulsa del "quadrifoglismo" (quadrifoglio "porta-sfortuna" come scrisse Bordiga a proposito del maldestro tentativo di unione fra quattro gruppi genericamente "antistalinisti" attuato nei primi anni ’60, ndr), del "confronto", del "puttaneggiamento" con gli "altri", per definizione –statica- sempre e comunque "nemici". (…) Più prudentemente, altri "partiti" richiamantisi alla Sinistra si limitano a tracciare il quadro delle condizioni ottimali per la riapparizione del "vero" Partito che "risorgerà" in un imprecisato futuro quando le tavole della legge avranno, presumibilmente, illuminato le menti dei proletari. (…) La nozione materialista che il partito formale si darà quando "l’ora sarà segnata dalla Storia" e che "un tale risultato, un tale evento supremo" non sta sulla via tracciata "dal pensiero di un uomo o di una schiera di uomini" si trasforma, negli slavati discepoli della "sonda" Bordiga, nell’indifferenza per i compiti degli uomini in carne ed ossa per ritrasmettere al "luminoso futuro" un filo continuo di teoria ed organizzazione rivoluzionarie. L’invarianza dottrinale si riduce allora all’esercizio della citazione, della difesa di un "marxismo della lettera" capace –nelle intenzioni- di "spiegare" il mondo (e mai di "cambiarlo"); ed è, naturalmente, un’invarianza posticcia anche sotto questo semplice aspetto giacché, sotto la pressione della storia reale, che non ammette imbrigliamenti pseudo-dottrinari, ma può essere piegata solo da una dottrina agente nella realtà delle cose, gli "invariantisti" sono costretti a compiere i più arditi salti di canguro in mille ed una occasione. La continuità è vista allora come puro possesso e ritrasmissione ideologica della dottrina, come proclamazione, non si sa a chi, anche se indirizzata formalmente ad un mitico Proletariato che "dovrà risorgere" come che sia, dell’Assoluto. E questo alchimismo da cenacolo produce a sua volta una miriade di scissioni, nelle quali i "protagonisti" si sentono eternamente obbligati non a fare i conti con gli elementi concreti della realtà oggettiva e soggettiva, ma a distillare ad una stadio ancor più "puro" pseudo-invarianze e pseudo-continuità, ciò che può precisamente soddisfare le esigenze "di un uomo o di una schiera di uomini", non certo della causa rivoluzionaria. La storia della’area della "Sinistra italiana" nel secondo dopoguerra è, non a caso, una storia di scissioni (falsamente vantate per purificazioni e rafforzamenti, sulla base di analogie truffaldine con altri esempi storici), in cui si riflette l’impasse di un’avanguardia certamente, ma di un esercito sconfitto, incapace di ricollegarsi al futuro, sempre tentata, piuttosto, ad ipotizzare la ripresa come puro e semplice "ritorno" alle vecchie condizioni ottimali, al "prima della sconfitta".
Partito e Classe finisce nel dicembre 1979 per continuare, sullo stesso tracciato, l’opera "verso il Partito di domani" ad uno stadio organizzativo più elevato. L’unione raggiunta con altri compagni darà vita ai Nuclei Leninisti Internazionalisti (giornale "Il lavoratore comunista") e di lì a poco, in un ulteriore importante passo in avanti, sorgerà nel 1985 la Organizzazione Comunista Internazionalista (giornale "Che fare").
L’anima e corpo di questo enorme lavoro per il Partito e per la Rivoluzione di domani, è stato il compagno Paolo Turco che è mancato nel maggio del 2017 lasciando un vuoto incolmabile nel piccolo Nucleo e con grave perdita per il movimento rivoluzionario internazionalista più in generale. Egli rappresentava la continuità anche fisica con le antiche generazioni di comunisti internazionalisti essendo entrato nelle fila di Programma nel 1962 alla scuola di quel grande compagno che è stato Gigi Danielis militante del PC d’I-Livorno ’21, poi nella Frazione (Bilan/Prometeo) infine dirigente del P.C. Int. prima a Torino poi nella sua terra natale, il Friuli, dove insieme a Paolo ha ricostruito l’organizzazione rivoluzionaria internazionalista.
Documenti
- Circolare ai compagni internazionalisti - 29 dicembre 1977
- Bollettino interno ed informativo
- Dicembre 1978 : questione nazionale e coloniale
- Maggio 1979 : Elezioni ed intervento comunista
- Agosto 1979 : Quale sinistra ?